Una statua vivente. In movimento. Che vive Livorno, la città ideale del Rinascimento e dei Medici esprimendo tutte le potenzialità di un uomo dalle perfette proporzioni descritte da Vitruvio e Leonardo. In piena libertà. “ L’ispirazione è venuta quando, con un gruppo di artisti di strada studiavo il parkour. Dove? Ma a Parigi naturalmente, la città delle idee e, ovviamente, del parkour”. Chi parla è… la statua vivente, Michele Silvestri fotoreporter ed atleta di livello internazionale nonché stunt man. “Per dare forma all’idea ho dovuto aspettare il momento giusto, l’amicizia e la collaborazione con Dario Marzi, anche lui fotoreporter e appassionato di fotografia e videomaker”. Ecco dunque le foto che, Covid permettendo, si trasformeranno in una mostra, unica nel suo genere. Unica anche perché il soggetto è nudo. Un nudo d’autore, come suol dirsi. Nudo come i Quattro Mori. “Quella statua vivente è l’Uomo – dicono Dario e Michele – L’Uomo che, finalmente libero dalla paura di mostrarsi completamente nudo, innocente, si pone al centro del mondo e lo esplora”. Ma perché nudo? “Per stabilire un vero contatto con la Natura. Probabilmente per lo stesso motivo che ha spinto Michelangelo e tanti altri artisti a realizzare statue senza alcun indumento che potesse condizionarne le forme. E non dimentichiamo che in Grecia gli atleti della corsa, la prova più importante, correvano nudi”. I due giovani fotoreporter sono molto conosciuti in città: sono loro infatti a realizzare le foto di cronaca che compaiono tutti i giorni sul nostro giornale. Con il nuovo lavoro sono voluti andare oltre, illustrare la città a loro modo, partendo dai principi del parcour per arrivare allo studio del movimento in libertà, in un mondo urbano dove, scomparsi in gran parte alberi e giardini e ruscelli, mille ostacoli architettonici impediscono a disabili ma anche a normodotati di vivere comunque l’ambiente. Dunque dai banlieu parigini l’idea si sviluppa immaginando un uomo che… perde l’asciugamano sulle meravigliose scogliere del Sassoscritto luogo che antiche leggende vogliono frequentato da mitici progenitori che si dilettavano a colorare, chissà con quali mezzi, le suggestive rocce del lungomare a sud di Livorno. Ed ecco che l’Uomo nudo, sentendosi non penalizzato ma reso appunto più libero in questa sua nuova condizione, esplora e si riappropria per certi versi di un mondo nel quale è stato spesso interdetto dai “limiti e confini” che ci ricordava Mogol. “Così, uno di fronte e l’altro dietro alla telecamera – racconta Marzi – ci siamo sbizzarriti a vivere la città in una maniera diversa”. Dunque ritratti e pose nei punti più significativi della città. “Ovviamente abbiamo dovuto agire in momenti di scarso affollamento – raccontano ancora – Dunque all’alba o di notte. Alcune foto sono state scattate in condizioni meteo ottime per la luce ma non eccezionali per Michele, che ha dovuto sopportare n po’ di freschino e qualche … goccia d’acqua. Il tutto, ci teniamo a precisarlo, è stato fatto nel pieno rispetto dell’ambiente e dei monumenti che facevano da sfondo nonché nel pieno rispetto della legge”. Questo non ha impedito di realizzare pose acrobatiche a Michele né a Dario di mantenere la giusta concentrazione per ottenere ottime immagini. Ed ecco dunque il risultato finale. L’uomo che si sposta con movimenti acrobatici, si sofferma ad osservare, vive quella città che ora vede attraverso un’ottica diversa che passa per la sua nudità, intesa come arte. Arte in libertà o arte libera. Immagini forti, limpide, suggestive. Ma semplici, come l’uomo di Vitruvio e di Leonardo”, perfetto nelle forme della divina proporzione del numero aureo. In una sfera che stavolta è Livorno. La Città Ideale. Il titolo del progetto? Semplice: “Come una statua”. Una statua che promette di non limitarsi a visitare Livorno. “La Città ideale è solo la prima tappa. La Statua ha grandi progetti”.

ARTICOLO " IL TIRRENO " | ARTICOLO " Quilivorno.it "